Teatro

IL CAMMEO GONZAGA. Arti preziose alla corte di Mantova

IL CAMMEO GONZAGA. Arti preziose alla corte di Mantova

Alla fine del Trecento i Gonzaga possedevano già suppellettili in oro e in argento: l'amore per gli oggetti preziosi e la considerazione del loro significato di ricchezza e di prestigio rimangono una costante nella casata mantovana, ma non ne si ignora il valore venale, ricorrendo, in caso di necessità, al banco dei pegni. Il cardinale Francesco Gonzaga è un avveduto collezionista, ma è con Isabella d'Este, andata sposa a Francesco II nel 1490, che il Palazzo Ducale si riempie i mirabili “cose antique”, una raffinata e celebre collezione, ineguagliabile, scelta con grande accuratezza al fine di autocelebrarsi e primeggiare sulle altre corti d'Europa. Il figlio di Isabella, Federico II, primo duca di Mantova, è pure collezionista appassionato e si procura capolavori, ma la sua gloria maggiore è aver chiamato a sé Giulio Romano, commissionandogli fabbriche e pitture impareggiabili. Con Vincenzo I, e ancor più con il coltissimo figlio Ferdinando, il complesso delle raccolte gonzaghesche si estende a dismisura, ma quando quest'ultimo muore la situazione finanziaria della famiglia è irrimediabilmente compromessa, tanto che il successore Vincenzo II vende la maggior parte dei pezzi e quanto rimane viene depredato nel funesto saccheggio da parte dell'esercito imperiale nel 1630: memento dello splendore di quelle raccolte rimane l'inventario del 1626/27. Il percorso espositivo è scandito da nove cubi-forzieri e si apre con il “Ritratto di Eleonora Gonzaga” di Raffaello per spiegare il legame tra gli oggetti preziosi, i loro proprietari e gli artisti. Infatti qui la duchessa di Urbino indossa sulla fronte un gioiello con uno scorpione, simile al monile in vetro concesso dal Kunsthistorisches Museum di Vienna ed esposto accanto. Il secondo e il terzo forziere accolgono esemplari della collezione di Isabella d'Este. A Giulio Romano è dedicato il quarto cubo, mentre il quinto e il sesto mostrano parte della collezione di Vincenzo I, sacra e profana. Nel sesto e nel settimo scrigno, oggetti provenienti da Asia, Africa, America e vicino Oriente a conferma della passione della famiglia per l'esotico. Chiude la mostra il prestito più straordinario, che da solo vale il viaggio a Mantova: il “Cammeo Gonzaga”, circondato dai ritratti dei proprietari, uomini e donne che lo hanno posseduto una volta uscito dalle collezioni ducali. Tutta la mostra ruota intorno alla storia rocambolesca di questo capolavoro assoluto della glittica. I due personaggi ritratti sono Tolomeo II Filadelfo e sua moglie Arsinoe II, signori dell'Egitto ellenizzato nel III secolo a.C.. Il cammeo venne probabilmente realizzato ad Alessandria in occasione delle nozze sacre tra i due sovrani, qui immortalati come divinità (i due erano fratello e sorella e questo incesto ha messo in ombra altre loro virtù, come il portare a compimento la biblioteca di Alessandria): la donna, in secondo piano, indossa il velo da sposa tenuto fermo da una corona d'alloro, mentre l'uomo calca l'elmo da condottiero con la corona d'alloro sovrapposta. Lo scultore-orafo ha scavato la sardonica a tre strati fino a raggiungere la vena più profonda e scura, usandola come sfondo; i volti dei due personaggi sono modellati nello strato intermedio, caratterizzato da due gradazioni di bianco, in modo che il profilo maschile sembri illuminato dalla luce mentre quello femminile sia nell'ombra; i capelli, l'elmo e lo scudo sono ricavati dallo strato superiore della pietra, di colore marrone. Nel corso della storia ci si è sbizzarriti sulle ipotesi di riconoscimento, fino alla presa di coscienza che quei profili corrispondevano a quelli impressi sulle monete emesse durante il regno di Tolomeo e Arsinoe (pare che il riconoscimento sia opera dell'antiquario Ennio Quirino Visconti). Nel 1500 il gioiello compare improvvisamente a Mantova nelle collezioni di Isabella. Rubens, ospite a Mantova un secolo dopo, lo riprende in alcuni suoi quadri e ne parla in una lettera. Con l'assedio del 1630 finisce a Praga; nel 1648 le truppe svedesi assaltano il castello degli Asburgo: la regina Cristina sa quali meraviglie ha ammassato Rodolfo II nell'edificio e se le fa consegnare, trasferendole a Stoccolma a bordo di carri. Abdicato il trono, Cristina veleggia per Roma portando il cammeo con sé e, alla sua morte, il cardinale Decio Azzolino, eredita le sue raccolte. Poi vari passaggi romani, fino a che un ladro lo porta a Parigi, dove nel 1814 Giuseppina, moglie di Napoleone, lo dona allo zar Alessandro I. Così il cammeo intraprende l'ennesimo, lunghissimo e periglioso viaggio fino a San Pietroburgo: l'Ermitage diviene la sua nuova casa, dove è conservato ancora oggi. Il catalogo contiene saggi sulla storia e sulle componenti del collezionismo gonzaghesco, foto e schede esaurienti dei pezzi esposti. Mantova, Fruttiere di Palazzo Te, fino all'11 gennaio 2009, aperta lunedì dalle 13 alle 18, da martedì a domenica dalle 9 alle 18, ingresso euro 10,00 (il biglietto consente la visita gratuita del Museo Diocesano e del Museo della Città in Palazzo San Sebastiano), catalogo Skira, infoline 0376.323266, siti internet www.cammeogonzaga.it www.centropalazzote.it